Esaminiamo la supply chain.
Ma cos’è? Una roba che si mangia?

Lascia stare, questo post non è per te!

Esaminiamo l’inizio e la fine della supply chain: Il cliente finale, il consumatore.
Cosa fornisce alla catena nuova forza motrice?
Il desiderio soddisfatto del cliente, il suo bisogno.
Anche tu oggi senti il “bisogno” di farti consegnare la spesa a casa?
Sembrerebbe che la consegna a domicilio; la percorrenza dell’ultimo miglio sia diventato il problema del momento.
Si parla di implicazioni  ecologiche,  di competizione con la concorrenza sul terreno dei servizi, e ci sei anche tu che da consumatore, dovresti apprezzare il fatto che la merce ti viene consegnata a domicilio senza scomodarti dal tuo computer o dalle tue faccende domestiche.
Stanno facendo i test con i droni e stanno provando i piccoli mezzi con bagagliaio, stanno allestendo furgoncini e piccoli mezzi elettrici per muoversi agilmente tra le vie della città e portare a casa tua quello che hai comprato.
Insomma, ci sono tanti motivi per cui parlare della consegna a domicilio, ma ci sono pochi  motivi validi per cui agire.
Facciamo un esempio pratico:
Il tuo supermercato di quartiere inizia a proporre un servizio di consegna a domicilio e ti offre anche una bella APP attraverso la quale fare la spesa on line.
Ti offre la possibilità di ordinare comodamente anche quando sei lontano da casa e poi ti consegna a domicilio la spesa.
Tutto abbastanza interessante,  se non fosse che tra le pieghe di questa operazione ci sono due o tre punti che mi fanno venire dei dubbi atroci.
Analizziamo:

1-La fase di ordine:

 il mondo delle corsie fisiche del supermercato e una APP on line sono due mondi e modi di operare completamente diversi tra loro. Come può una società esperta di punti vendita fisici, “display” (si chiama cosi la tecnica espositiva) essere sicura di realizzare una APP gradevole, facile da usare e completa di tutte le info che cerca chi compra ON-LINE?
Si va a competere su un terreno di gioco completamente diverso. Bisogna entrare nella dinamiche delle abitudini di acquisto di un cliente fedele e proporre una lista di prodotto ripetitivi seguiti da prodotti suggeriti piuttosto che operare con una lista interminabile di prodotti che distrae il cliente.
Insomma, bisogna prestare molta attenzione a questi nuovi strumenti perché creano di fatto un nuovo modo di scegliere  che è tutto da esplorare e monitorare.

2- La fase di prelievo da scaffale:

Nel caso specifico della spesa da supermercato, chi deve fare la funzione di andare in giro per le corsie con la lista della spesa a riempire il carrello? Chi è il pickerista?
Si deve far carico il punto vendita di distrarre un  repartista dalla sua abituale attività e lo deve dedicare a questo lavoro?
Quanto costa distrarre e riattivare i lavori su altre missioni di messa a dimora e gestione del punto vendita?
Come si fa a misurare la performance di questa attività?
Bella sfida, anche questa.

3- La consegna a domicilio infine:

Siamo sicuri che sia necessario interpretare la consegna di una spesa a domicilio o di un bene pagato alla cassa con la logica di una spedizione effettuata da un corriere con tutto quello che ne consegue sulla responsabilità del trasporto?
Si tratta di una incarico  dato da un consumatore finale che sta chiedendo di fare un servizio aggiuntivo non previsto.
Forse è meglio  affidare il servizio di consegna ad un terzo che riceve l’incarico direttamente dal consumatore?
Insomma oltre al costo, qui c’è anche un problema di sicurezza e di responsabilità della consegna che non si capisce bene a chi imputare.

4- Come faccio a garantire la tracciabilità locale della  consegna con uno strumento economico e facile da usare che permetta di sapere in ogni istante dove si trova l’incaricato?

Bisognerà attivare una APP anche per questo.
Beh, su questo fronte ho trovato qualcosa di interessante come

 App2Delivery 

E sono convinto che siano in arrivo molte altre soluzioni.
Insomma, io ho alcuni dubbi, eppure vedo sul mercato un fiorire di iniziative della GDO che usano questo tema come leva di  Marketing  e come messaggio pubblicitario indossato da piccoli furgoncini circolanti  in città.
Sono convinto che la spesa 30/50 euro, richiesta oggi, per effettuare la consegna gratis o a pochi spicci non garantisce neanche la copertura dei costi, ma sarei felice di essere smentito.
Inoltre penso alle varie iniziative presenti in Usa e in altri paesi, dove nello stile di “UBER”, sono state  create piattaforme per il trasporto e la consegna dell’ultimo miglio.
Ci sono in Italia piattaforme di questo genere?
Fammelo sapere nei commenti , e se non esistono, vuoi cogliere la sfida?

 Scrivimi, Clicca QUI

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6 pensiero su “Ultimo miglio, il più faticoso: chi coglie la sfida?”
  1. Massimiliano Coppo ha detto:

    Io vedo un grosso problema nelgestire il momento di consegna, tipicamente a casa non c’è nessuno, siamo tutti a lavoro, quindi la consegna dovrebbe arrivare dopo le 20, difficile. Vedo più semplice che il cliente ordini on line e vada in un punto determinato a recupera la spesa. Quando vuole.

  2. Applicazione interessante, direi che basterebbe provarla anche in situazioni abbastanza semplici

  3. L’articolo è molto interessante, pone dei ragionevoli dubbi ma soprattutto offre
    spunti di riflessione. Io allargherei la riflessione sulla sostenibilità che non
    deve essere soltanto economica, ma anche ambientale.
    Tra qualche anno le città che vieteranno l’uso dei carburanti fossili saranno
    sempre di più. Quindi un paradigma di consegne mediante corrieri “leggeri ”
    (es. bike messenger) sarà quasi obbligatorio. Sarebbe molto interessante avere
    il parere di chi opera con bike messenger.. magari in nazioni in cui l’uso della
    bici è più diffuso

  4. L’argomento è interessante ma non nuovo in quanto la risposta a tutte queste domande l’ha fornita Esselunga da anni con clicca il pomodoro che ormai è un’azienda nell’azienda. Io personalmente lavoro da anni in un’azienda che da oltre 30 sul territorio di Milano ed hinterland sviluppa il suo business nel servizio a domicilio nella categoria beverage, food e no food. Siamo una struttura dedicata multicanale, door to door e internet. Il nocciolo della questione è che il servizio a domicilio deve avere un valore in termini di efficienza, affidabilità, qualità e sicurezza, quindi, non solo non può essere svolto da un corriere generico al fine di tagliare il costo di distribuzione. È un costo che il cliente deve apprezzare e che mal concilia con il termine convenienza. La sfida sta qui nell’equilibrio tra valore del servizio e convenienza e comodità del pdv in line.

  5. Giancarlo Palmese ha detto:

    È davvero interessante. Oggi l’ultimo miglio rientra è diventato davvero l’obiettivo principale di molte aziende,non solo GDO,di trasporto. La consegna può avvenire ovunque, questo si sta tentando di sperimentare. Devi ricevere merce a casa tua? Hai un imprevisto e devi uscire? Puoi subito dare un indirizzo alternativo e sarà effettuata la consegna. Case automobilistiche creano ,in fase test,prototipi di macchine con aperture particolari dove l’autista munito di una chiave speciale localizza l’auto ,apre la macchina e consegna.
    Così probabilmente sarà anche per la GDO.
    Interessante l’argomento, da approfondire

  6. Anche secondo me non c’è copertura dei costi vivi, probabilmente i margini che ci sono sulla vendita permettono questo tipo di offerta. Ho comunque l’impressione che l’obiettivo di breve degli e-commerce sia guadagnare quote di mercato/clienti “profilati” piuttosto che redditività’.
    Start-up di trasporto e consegna 2.0 stanno nascendo in diversi paesi, con ognuno il suo paradigma di business. Da questo punto di vista credo che,ancora, il mercato inteso in senso ampio, non sia pronto.

    Bell’argomento.Bravo.

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