Prima della crisi capitava più spesso, ma anche ora, con il mercato immobiliare sotto le scarpe che favorisce chi compra o costruisce, mi succede di visitare aziende che hanno appena finito di edificare o hanno acquistato un nuovo capannone dove insediare il magazzino.

“Questa sarà la nuova area di magazzino!”, mi dice con malcelato orgoglio il Titolare o il Direttore Generale della XYZ S.p.A., tracciando con il braccio un semi cerchio nell’aria, a sottolinearne l’importanza.

Nel guardare quei muri immacolati, i pavimenti ancora imbiancati dalla polvere di calcestruzzo, mi immagino l’attività frenetica che di li a poco caratterizzerà quegli spazi aperti, e chiedo innocentemente: “Quando scaffalerete?”.

“Ma… adesso vediamo… per ora abbiamo tirato su i muri: ci stiamo pensando!”

Trasecolo (anche se cerco di mascherare lo stupore dietro ad un sorriso sghembo).

E questo clichè si ripete quasi sempre! Ma come sarebbe a dire? Arrivare a costruire un nuovo magazzino, o acquisire un building allo scopo, è il punto di arrivo di un processo di progettazione logistica, non il punto di partenza!

Innanzitutto, è necessario avere ben chiari i flussi di merce che il magazzino deve reggere e lo scopo degli stessi, per lo meno rispondendo alle seguenti:

  • che tipologia di materiali / prodotti saranno stivati a magazzino?
  • dove e come si muoveranno? (verso i clienti? i reparti di produzione? I terzisti? E con che frequenza? Con che volumi?)

Una volta acclarati i flussi, in funzione degli obiettivi da raggiungere si vagliano gli strumenti per gestire il magazzino: scaffali (ma anche aree a terra attrezzate), carrelli elevatori, software di gestione, lettori di barcode / tag, ecc, fino ad arrivare all’eventuale automazione di alcuni processi, se semplici e ripetitivi.

E’ solo a questo punto che, attorno a questa infrastruttura concettuale, si costruisce il magazzino: esso la deve semplicemente contenere al meglio. Punto. Logico? Più che altro, di buon senso. Ma no, i nostri imprenditori invece, chissà perché, cominciano dal fondo. Costruiamo il magazzino, inteso come colonne  e muri portanti, e poi pensiamo al resto! E così si creano inconsapevolmente una serie di limiti strutturali o si spendono denari che potrebbero essere tranquillamente risparmiati.

“Ah, se solo avessi avuto lo spazio avrei fatto fare lo scaffale più alto!”; “Abbiamo costruito una serie di ribalte ma molte porte non servono e così le teniamo chiuse e usiamo l’area all’interno di esse per preparare a terra il carico dei mezzi…”.

Ed ecco che appaiono, nelle periferie delle città o ai lati dell’autostrada, i magazzini progettati dall’architetto di grido: bellissimi, sul piano estetico, ma saranno anche funzionali ? Forse no, se sono stati progettati al contrario!

Ed io, credetemi, “ho visto cose che Voi umani non potreste immaginarvi”: magazzini con i soffitti a volta (“le colonne disturbano”), con scaffali medi al centro e ridicolmente bassi ai lati… oppure banchine di attracco dei mezzi talmente fitte che tra un camion e l’altro non passi se non ti metti di traverso (sperando in un addome non troppo prominente)…

E’ la creatività del popolo italiano, dirà qualcuno, che ci porta sportivamente a girare al contrario qualsiasi paradigma. Pensate ai progetti in generale, ai tempi da dedicare alle varie fasi, a come devono essere bilanciate:

Schermata 2015-12-29 alle 10.28.39

 

Quello sopra è un gantt ideale, virtuoso, a prescindere dal tipo di progetto: “La buona sorte è solo il frutto un’accurata pianificazione preventiva”, si legge ne “L’arte della Guerra” (Sun Tzu).

Adesso siate sinceri e ditemi se, invece, i vostri progetti, una volta portati a compimento, non presentano un tempo-gramma che è l’esatto opposto:

Schermata 2015-12-29 alle 10.28.59

…e costi raddoppiati rispetto al preventivo iniziale, ovviamente!

E quindi? Come si progettano i magazzini? Al contrario, no!

Paolo Farinella

INCAS S.p.A.

Un pensiero su “IL MAGAZZINO? PROGETTATO AL CONTRARIO!”
  1. E’ proprio così Paolo… succede non solo nel magazzino ma anche nell’area produzione: si creano gli involucri senza minimamente pensare al tipo di macchine e attrezzature prima, con l’aggravante che in fase di realizzazione degli impianti e automazioni non ci siano gli spazi minimi e richiesti per poter operare…
    E’ una questione di CULTURA: l’imprenditore pensa all’immobile come bene che gli potrà dare una plusvalenza in un futuro e non alla mera utilità attuale… pazienza e ben venga, vuol dire che possiamo fare la differenza rispetto alla massa e dare maggior valore ad un target ben specifico di clientela…

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